Circolare 502

Circolare n. 502

Circolare n. 502 - 23 Maggio 2025 XXXIII Anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio.

Il 23 maggio ricorrono le commemorazioni del XXXIII anniversario dell’attentato di Capaci e della strage di Via D’Amelio e verrà celebrata la ricorrenza nazionale del Giorno della Legalità con l’intento di commemorare le vittime di tutte le mafie e, in particolare, di quelle delle stragi del 1992.

Perché il 23 maggio? Perché il 23 maggio 1992 nell’attentato di Capaci persero la vita i magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta e, dopo appena alcune settimane, il 19 luglio 1992, la mafia uccise anche il Giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta, in quella che viene ricordata come la “strage di via D’Amelio”.

Da allora, il 23 maggio di ogni anno viene celebrata la ricorrenza nazionale del Giorno della Legalità, con l’intento di commemorare le vittime di tutte le mafie e, in particolare, di quelle delle stragi del 1992.

Il 1992 fu l’anno più cruento dell’offensiva mafiosa contro le istituzioni dello Stato: 11 i morti delle due stragi di Capaci e Via D’Amelio; 57 i giorni trascorsi tra la strage di Capaci e quella di Via d’Amelio; 500 i kg di tritolo usati per far saltare il tratto d’autostrada su cui viaggiava Falcone e 90 i kg di esplosivo posizionato nell’auto-bomba fatta esplodere a Via D’Amelio per uccidere Borsellino. Le condanne inflitte nel Maxi-Processo alla mafia (celebrato nel 1986-1987) su 475 imputati furono 360 e 2665 gli anni di carcere complessivamente comminati ai condannati del Maxiprocesso alla mafia.

Queste stragi hanno prodotto, oltre alle conseguenze immediate sulle vittime, altre due effetti: hanno avuto un grande impatto emotivo sulla collettività e, nel contempo, hanno indotto (a distanza di anni), le persone ad una particolare attenzione e impegno nella lotta alla criminalità, diffondendo il messaggio della legalità a partire dalle aule scolastiche, luogo per antonomasia in cui avviene la contaminazione dei principi cardine di una pacifica e prolifica convivenza sociale.

Ed era proprio questo che i mafiosi non avrebbero voluto: il loro intento era intimorire le persone, spingendole verso una sorta di silenzio e accettazione dei loro metodi.

Così non è stato: quelle stragi efferate hanno indotto al contrario si è verificata all’interno di ognuno un’esplosione di legalità, una voglia di costruire e lasciare alle generazioni future una società migliore e scevra dal virus dell’illegalità.

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